L’intervento di Street Art ‘monumento in memoria della sposa bambina, in Montanelli’ che è apparso lunedì mattina a Milano

è nato rispondendo all’invito di Igiaba Sciego dalle pagine di ‘Internazionale’ nel suo articolo del 9 giugno,

e raffigura un piedistallo monumentale con sopra, idealmente, Fatima-Destà, la bambina di 12 anni che Indro Montanelli sposò in Eritrea da soldato grazie alla controversa pratica chiamata ‘madamato’ che permetteva ai cittadini italiani nelle colonie di accompagnarsi temporaneamente con donne native.

La foto è contemporanea e raffigura una bambina Eritrea di circa la stessa età, vestita con abiti sgargianti mentre porta al villaggio dell’acqua potabile nella sua grossa tanica a tracolla.

Il viso è coperto da una macchia di colore-mascherina.

Vediamo solamente gli occhi, che ci guardano in modo ambiguo, sono sorridenti o in una smorfia di dolore?

Questa opera vuol proporre un gesto artistico, poetico e creativo a quello distruttivo e iconoclasta di chi risolve il dibattito del passato con l’abbattimento

dei monumenti.

L’intento è, come suggerito da Gianni Rodari già nel 1960 e dalla Sciego nell’articolo, di ampliare i monumenti esistenti e ridare dignità alla parte lesa e non celebrata.

Pur riferendomi nello specifico alla vicenda di Indro Montanelli non voglio entrare nel merito specifico condannando o perdonando,

ma rappresentando su questo piedistalllo una bambina, africana, infibulata, venduta in sposa a un soldato bianco, vittima più volte del colonialismo dell’uomo bianco, sopratutto in questo momento delicato di lotte globali per i diritti delle minoranze razziali esplose dopo l’assassinio di G.Floyd , vorrei ridare almeno in parte dignità ai deboli, emarginati, violentati e derubati.

immaginarla libera, protagonista, dipinta in un gesto di orgoglio, è la mia dedica a chi come lei si trova dalla parte sbagliata della storia.

Credits Gianfranco Candida Walls of Milan
Credits Giulia Copercini
Credits, Gianfranco Candida Walls of Milano